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Giovedì 24 Marzo 2011 12:57
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Siamo in guerra!

 

Siamo in guerra contro la Libia, su questo non ci sono dubbi, visto che partecipiamo all’operazione “Odissea all’alba” assieme ad USA, GB, Francia e Canada. L’operazione è pianificata dal generale americano Carter Ham, che guida US Africom, il comando delle operazioni dovrebbe passare alla coalizione degli alleati, sotto l’egida NATO. Malgrado il fronte del No, formato da Unione Africana, Cina, Russia, India, Lega Araba abbia chiesto lo “stop immediato a tutte le ostilità”, la coalizione dei volenterosi guerrafondai continua a lanciare missili ed effettuare raid aerei nella terza terra più ricca di petrolio.

 

L’obiettivo è di togliere il Muhammar Gheddafi dalla guida del paese.

 

Poco importa se per salvare i civili che si ribellano al rais, se ne bombardano altri in tutta Tripoli, Misurata, Sirte e chissà dove, ne se questi “altri” siano o no la maggioranza del paese libico che si è armata per difendere il rais stesso dall’occidente. Di certo sappiamo che contano due cose:
la guerra si combatte con armi ed apparecchi sempre più sofisticati e tecnologici ed il lungo termine di questo nuovo conflitto garantirà, innanzitutto, che il  mercato delle armi abbia una domanda sostenuta per tutto il prossimo decennio.
L’altra certezza riguarda la strategia più a lungo termine ed è legata al dominio che ogni vincitore ottiene sullo sconfitto e che consentirà un controllo neocoloniale sulla terza nazione più ricca di petrolio.

 

Francia e America col pretesto di impedire una vendetta sanguinaria da parte del Rais contro i rivoltosi potranno, una volta per tutte, metter mano alle relazioni bilaterali tra Italia e Libia e riequilibrare l’esportazione del greggio destinato innanzitutto proprio all’Italia (39%) e rifornire in equità gli scambi importati in Libia come beni strumentali e alimentari che non a caso vedono l’Italia in testa su tutta l’UE. L’Italia da parte sua cerca di giocare le proprie carte nella gestione e nel comando delle operazioni per salvaguardare gli interessi degli “investitori nazionali”, cercando di indovinare quale sia il cavallo vincente su cui puntare e nel caso anche cambiando puntata all’ultimo momento, poco importa se dietro ad ogni “puntata” ci si giochi la vita di migliaia di persone.

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