Dopo aver assistito a un impiegato della pesa che “taroccava” le pesate a favore di qualcuno, dopo aver assistito alle sconfitte al TAR per non aver “dato comunicazione dell’avvio del procedimento” attraverso “il ricorso alla comunicazione collettiva”, dopo aver assistito alla suddivisione tra ‘buoni e cattivi’ (cioè le aziende che hanno aderito agli accordi del 2008), dopo aver assistito alla reintroduzione di rendite parassitarie alle cave, dopo aver concesso le cave per 29 anni con rinnovo automatico, dopo aver evitato di rientrare nella piena proprietà dei cosiddetti ‘beni estimati’, dopo essersi guardati dall’adeguare il regolamento agri alla normativa vigente, stavolta sono gli stessi revisori dei conti a ‘certificare’ irregolarità nella gestione delle entrate del marmo.
Anziché intervenire a termini di legge e regolamento, l’ufficio marmo, nella persona del suo dirigente (ma non solo), ha letteralmente tergiversato per anni nel richiedere quanto dovuto per l’attività di escavazione, mentre contemporaneamente i singoli cittadini venivano spremuti con nuove tasse e balzelli: due pesi e due misure.
Sulla base della comunicazione da parte del collegio dei revisori del Comune, che ha rilevato gravi irregolarità nella gestione degli incassi del lapideo, il Movimento 5 Stelle che già aveva segnalato mesi fa la problematica relativa alla mancata sospensione dell’ autorizzazione all’escavazione per le imprese inadempienti nei confronti del Comune, chiede l’istituzione di una commissione comunale di inchiesta per valutare la gravità e gli effetti di tali comportamenti