Carrara 5 Stelle

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Comunicati stampa (452)

Venerdì 05 Novembre 2010 23:48

Carrara, Italia.

Pubblicato in Comunicati stampa Scritto da Meetup Carrara

COMUNICATO STAMPA del 05/11/2010

 

In Italia il 70% dei comuni sono ad elevato rischio idrogeologico, sono a rischio di frane o inondazioni. Per capire che questa è la realtà, in effetti, non servirebbero percentuali ed analisi ben precise, perché questa è una convinzione che ognuno di noi ha già, basta accendere una TV per rendersene conto: dal Veneto alla Campania, dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Liguria o Toscana, tutta Italia si alterna in tragedie di fango. Questa situazione è dovuta solo in parte alla peculiare morfologia italiana, perché su questa grava una scellerata azione di governo del territorio: si continuano ad impermeabilizzare fette sempre più ampie di suolo, cementificandolo, le reti di canali e fognarie sono obsolete, si tagliano i fondi per la prevenzione, si tagliano alberi, non vi è una azione di controllo capillare, i corsi d’acqua non vengono puliti e così via. Si interviene solo in situazione di emergenza conclamata, con modalità militaresche, cercando di riparare all’irreparabile.

 

Quello che forse non tutti sanno, è che sarebbe possibile mettere in sicurezza il territorio ed eliminare le situazioni di elevato rischio. Questo ovviamente richiede soldi, molti soldi, ma non così tanti da risultare impossibile. Secondo alcune stime per mettere in sicurezza il rischio frane su tutto il territorio nazionale, occorrerebbe una cifra nell’ordine di 5 miliardi di euro, cioè la metà di quanti se ne stanno stanziando per la nuova autostrada “Romea” (Mestre – Civitavecchia).

 

E allora si capisce che non è una questione di fatalità, che la sfortuna non c’entra nulla, ma è tutta una questione di scelte, di come vengono spesi i soldi, di cosa viene considerato prioritario e di cosa invece no. E’, cioè, una questione puramente politica. Si punta tutto sulle grandi opere, la TAV, il ponte sullo stretto, autostrade, trafori e non rimangono che le briciole per quella rete di interventi che dovrebbe servire da protezione ai cittadini. A questo punto, essendo una questione politica, sarebbe facile - oltreché giusto, ed anzi auspicabile - prendersela con i governi Berlusconi che hanno caratterizzato gli ultimi 10 anni di politica del paese e che ci auguriamo finiscano presto, ma in questo momento abbiamo urgenza di concentrarci sul territorio apuano.

 

Se nelle considerazioni appena fatte si sostituisse la parola “Italia” con “Carrara” e magari “autostrada romea” con “strada dei marmi”, ci renderemmo conto che in casa nostra valgono esattamente le stesse considerazioni fatte per il territorio nazionale, che la politica di gestione del territorio è esattamente la solita, a dispetto del – presunto – diverso schieramento politico. Anche qui si interviene solo dopo l’emergenza, cioè senza una reale pianificazione (e con i rischi che questo comporta) e si punta tutto sulle grandi opere. Metà del bilancio comunale se ne va nella strada dei marmi, decine di milioni per un assurdo impianto di CDR, in un territorio che sta franando verso mare. Non ci sentiamo, in questo momento, di puntare il dito sulle tragedie e quindi ci limitiamo a prendere nota delle centinaia di frane sulle colline ai piedi delle Apuane nello scorso fine settimana, poi del crollo di un palazzo del ‘600 in pieno centro, là dove si stava operando per la “messa in sicurezza” del torrente Carrione (lavori “pianificati” in seguito all’emergenza alluvione del 2003). Ancora della settimana scorsa invece, c’era preoccupazione per le terre depositate ai Ponti di Vara, quindi i paesi a monte che restano a turno tagliati fuori a causa di frane e smottamenti delle vie di accesso, oggi tocca a Colonnata, come è toccato in precedenza a Fontia o Codena, Bergiola, Sorgnano, e via via in un giro di giostra che prima o poi tocca tutti i paesi delle nostre montagne.  E al piano le cose non vanno certo meglio. Ricoridamo cosa accadde nel 2003 e ne sanno qualcosa gli abitanti della zona di Battilana o dell’area tra via Monzone e via Bassa a Marina, dove ogni due ore di pioggia si alluvionano cantine e garage, i giardini si trasformano in laghetti e dove nonostante la rete fognaria fosse già da decenni palesemente inadeguata: è proprio lì che si è maggiormente insistito con nuove costruzioni di palazzine in questi ultimissimi anni, caricando ulteriormente la rete e rendendo ancora più impermeabile il suolo.

 

Mettere in sicurezza le zone di frana, costruire strade sicure, adeguare la reti fognarie, monitorare torrenti e canali, tenere puliti gli alvei, creare bacini di sfogo e soprattutto pianificare questi interventi in modo da poter lavorare in situazioni di sicurezza e prima delle emergenze, lo sappiamo tutti, costa. Quello che ci chiediamo è come mai ai piedi delle Apuane per queste cose i soldi mancano sempre, ma i finanziamenti per waterfront, impianti di cdr, porti, gallerie, scale mobili e assurdi trafori si trovano sempre?

 

Il problema, lo ribadiamo, è tutto politico. Di conseguenza l’unica soluzione possibile è che sia chiamata alle proprie responsabilità questa classe politica, indistintamente dal colore perché – con i loro caschi e giubbotti gialli della protezione civile sui luoghi dei disastri - è indistinguibile nelle azioni, e che i cittadini riprendano il controllo diretto della gestione dei beni comuni e del territorio, senza l’intermediazione di quei centri di potere che oggi chiamiamo partiti.

 

Meetup Carrara – MoVimento 5 Stelle

Giovedì 02 Settembre 2010 23:50

Schizofrenia dei rifiuti

Pubblicato in Comunicati stampa Scritto da Meetup Carrara

COMUNICATO STAMPA del 02/11/2010

 

La gestione dei rifiuti, nel Comune di Carrara, pare essere caratterizzata da grande ambiguità ed incertezza: da una parte si va estendendo la raccolta porta-porta che - aumentando esponenzialmente la quantità di materiale avviato al riciclo - riduce drasticamente la quantità di rifiuti residui da trattare, dall’altra si sono investiti milioni di euro in un grosso impianto di produzione di CDR (150000 ton all’anno di Combustibile Derivato da Rifiuti) da parte di una società mista pubblico (51%) – privato (49%), cioè si punta forte su enormi quantità di rifiuti non differenziati, da bruciare.
 

L’ultimo dato annuale di Carrara, precedente all’avvio del primo progetto pilota di porta-porta, è quello relativo al 2007, dove la differenziata si attestava al 15.7%, con un trend negativo. Nel Giugno 2008 partiva il primo progetto di porta-porta su 3500 residenti, dopo un altro anno (Lug. 2009) il progetto veniva esteso ad altre 5600 persone e da allora, un quartiere alla volta, sta continuando a crescere. Attualmente il porta-porta serve 12800 residenti che entro fine anno diventeranno 17300.
 

Le percentuali di raccolta sono altissime: 79.5% nelle zone raggiunte dal porta-porta che vanno ad incidere pesantemente sulla percentuale complessiva di RD del comune che nel 2010 (dato aggiornato a Luglio) sale finalmente al 35% (ed entro fine anno dovrebbe fare un ulteriore balzo in avanti).
 

Fino ad ora la nuova raccolta ha richiesto una dozzina di nuovi assunti, che si presume diventino oltre 60 quando il porta-porta sarà attivo su tutto il comune, perché ormai questa strada dovrebbe essere segnata e prima o poi sarà coperto tutto il territorio comunale, mentre i costi per la comunità, considerato il minor costo di smaltimento, restano sostanzialmente invariati.
 

Ripensando a quel 2007 quando a Massa invitammo per la prima volta il prof. Connet a parlare di “rifiuti zero” e ci sentimmo rispondere dall’assessore provinciale all’ambiente “sono belle parole, ma da noi non c’è la mentalità, manca la cultura, la gente non lo farebbe mai”, e nel frattempo la raccolta scendeva al 15.7%, cioè sotto al minimo di legge e quindi passibili di “eco multe”, nonché sotto la soglia della decenza per un paese che si vuole definire avanzato. Ebbene ripensandoci ora possiamo dire: AVEVAMO RAGIONE NOI! Avevamo (ed abbiamo) ragione su tutta la linea e quello che andiamo dicendo da anni è ora lì riscontrato dai numeri: aumento esponenziale della differenziata ed aumento dell’occupazione a parità di costi, mentre restano incalcolabili i benefici ambientali.
 

Di conseguenza la classe politica locale dovrebbe prima di tutto chiedere scusa ai propri elettori per avergli attribuito scarsa cultura ecologica, in secondo luogo dovrebbe ringraziare i cittadini che stanno ottenendo questi ottimi risultati (sono loro a meritare la foto sul podio del Giro d'Italia!) e poi gratificare chi ricicla con maggiore scrupolo, abbandonando la tassa TARSU per passare ad una “Tariffa” che tenga conto di chi effettivamente produce rifiuti. Bisogna, infine, che sia fornita ai cittadini maggiore informazione su come differenziare: “Dove butto questo?” è la domanda più frequente. Alle istituzioni suggeriamo l’apertura di uno spazio domande/risposte sui siti del Comune e di AMIA e di utilizzare il giornale Agorà per fornire informazioni pratiche di questo tipo. Ai nostri concittadini raccomandiamo di non farsi scrupoli e telefonare ad AMIA per ogni dubbio e per segnalare disservizi o difficoltà, è loro preciso dovere rispondere e risolvere eventuali problemi.
 

Sul rovescio della medaglia c’è l’impianto per il CDR, che è teoricamente completato da mesi, ma problemi tecnico/autorizzativi ne hanno impedito l’avvio. Recentemente la dirigenza di Erre Erre ha fatto sapere che le autorizzazioni sono arrivate a Luglio e l’impianto sta per partire, ma ad Agosto sono fermi per la manutenzione ordinaria (pur non essendo l’impianto mai entrato in funzione!). Alcuni ritengono che quell’impianto non produrrà mai neppure 1kg di bricchette, a noi semplici cittadini non è dato saperlo, ma dopo aver letto i dati sulla raccolta differenziata, quel che tutti dovrebbero avere capito è che le 150 000 ton previste per quell’impianto non sono certo rifiuti della nostra città e nemmeno della provincia e quindi dovranno arrivare da fuori. Di conseguenza non siamo di fronte ad una operazione “ambientale” per scongiurare una presunta ”emergenza rifiuti”, ma una operazione puramente finanziaria e commerciale.
 

E se dal punto di vista ecologico si spera che l’impianto non vada mai in funzione, dall’altra ci si dispiace per tutti quei milioni buttati al vento (12.5 o 18 milioni? o forse 22? i numeri che circolano non sono affatto chiari) e con i quali si sarebbero potute fare cose molto importanti. In Toscana c’è una mancanza cronica di piattaforme per la selezione di materiale avviato al riciclo, un investimento in questo senso sarebbe stato coerente con la scelta ecologica di puntare all’aumento della raccolta differenziata, oltre ad avere di una migliore economicità e a dare maggiori garanzie occupazionali rispetto ad un impianto per rendere combustibili i rifiuti. Si sarebbero inoltre potute avviare importanti politiche per la riduzione dei rifiuti, invece di scommettere sulla quantità di rifiuti.
 

Chiediamo quindi, per l’ennesima volta, che venga fornito alla cittadinanza un chiarimento sullo stato dell’impianto di via Passo Volpe ad Avenza, che venga fatta chiarezza su quanti milioni è costato questo impianto alla comunità (inclusi i debiti di Cermec), vorremmo sapere da dove arriveranno i rifiuti che l’impianto dovrebbe trattare e vorremmo conoscere esattamente dove e in quali impianti verranno bruciati i rifiuti trasformati in CDR. Vorremmo infine che la nostra amministrazione chiarisse quali sono i piani per il ciclo dei rifiuti: i grandi impianti sulla via dell’incenerimento non sono compatibili con un percorso di riduzione dei rifiuti, una scelta si impone.
 

Meetup Carrara

Giovedì 07 Agosto 2008 23:57

Rifiuti Zero e autoriduzione TARSU

Pubblicato in Comunicati stampa Scritto da Meetup Carrara

COMUNICATO STAMPA del 07/08/08

 

Il gruppo dei cittadini ,riunitisi sotto il nome di "Meetup Carrara",come da richiesta, è stato convocato per un audizione con la Commissione Ambiente presso la sede comunale,per il giorno lunedì 11 Agosto alle ore 17:00.

 

Nel corso dell'audizione che verterà sul ciclo dei rifiuti, avvalendosi del contributo di esperti di chiara fama,verrà brevemente presentata la strategia "rifiuti zero 2020",con lo scopo di richiedere una delibera da parte del Consiglio Comunale per formalizzare l'adozione della strategia"rifiuti zero 2020". Nel corso dell'audizione sarà consegnata ai Membri della Commissione, una raccolta di atti e documenti che illustrano i benefici concreti economico/ambientali di tale strategia. Saranno inoltre presentati esempi di delibere Comunali con le quali altre amministrazioni hanno adottato la strategia ''Rifiuti Zero''.

 

Il Meetup Carrara  ricorda che alla luce della normativa vigente che OBBLIGA i comuni a raggiungere entro il 31 dicembre 2008 ALMENO il 45% di Raccolta Differenziata,sanzionando  con un aumento del 20% la tassa dei rifiuti per il mancato raggiungimento di detta quota percentuale,vista la politica di gestione dei rifiuti di codesta Amministrazione,che porta avanti la costruzione di un impianto per la produzione di CDR (cd Bricchettaggio),che favorisce la filiera dell'incenerimento in netto contrasto con la Raccolta Differenziata, in assenza di riscontri positivi nel senso indicato che causeranno l'aumento delle tariffe,a partire dall'anno 2009 promuoverà l' AUTORIDUZIONE della TARSU di una quota proporzionale alle eventuali sanzioni,ritenendo che queste siano da addebitarsi ad una mancata efficienza della gestione del servizio e quindi non da addebitarsi ai cittadini.

 

Ciò non tanto per una sorta di disimpegno verso la pubblica amministrazione, quanto per la mancata sensibilità ed efficienza della stessa di fronte ad un problema per la risoluzione del quale, da tempo, la cittadinanza chiede maggiore attenzione e disponibilità al confronto.

 

Meetup Carrara

 

Sabato 08 Marzo 2008 23:54

Cosa accade ad Avenza?

Pubblicato in Comunicati stampa Scritto da Meetup Carrara

COMUNICATO STAMPA del 08/03/08

 

Sul nostro territorio comunale, nella zona “industriale” a ridosso di Avenza, è in corso un processo di trasformazione, del quale la cittadinanza e gli stessi lavoratori impiegati nell’area sono tenuti all’oscuro. Su quello che sta accadendo escono sui media locali solo spezzoni di notizie, avere una visione di insieme del cambiamento in atto è un’impresa disperata.

 

Nel tentativo di comporre questo puzzle, non possono non saltare all’occhio eventi che vengono presentati all’opinione pubblica come episodi distinti, ma che definirli come coincidenze sarebbe un azzardo contrario ad ogni calcolo delle probabilità.

 

Nel 2003 la azienda privata Delca di Lucca e l’azienda a capitale pubblico Cermec costituiscono una società, chiamata Erre Erre, con la finalità di costruire e gestire un impianto per il trattamento di rifiuti. Il materiale in uscita da questo stabilimento dovrà poi essere bruciato in inceneritori (o termovalorizzatori che dir si voglia).

 

Questo impianto dovrebbe sorgere nell’area del Cermec. Da un articolo de Il Tirreno del 05/02/1999, quindi quattro anni prima, riportiamo le profetiche parole di Vaira, allora presidente del Cermec ed oggi presidente di Erre Erre: <<Al combustibile che esce da impianti come quello di Gallicano sono interessati CEMENTIFICI e CENTRALI ELETTRICHE, per cui si riesce facilmente a piazzarlo>>. Teniamo a mente queste parole: “cementifici” e “centrali termiche”. L’impianto di Gallicano, per la cronaca, è un impianto che produce CDR, come quello che successivamente si è deciso di fare al Cermec ed è di proprietà, guarda a caso, della stessa Delca. Da registrare anche che, all’epoca della costituzione di Erre Erre, da varie parti si contestò il fatto che non si era provveduto ad una gara pubblica per fare questa operazione, ma si era scelto Delca con una trattativa privata.

 

Il terreno adiacente al Cermec è occupato dal cementificio della Italcementi, del cui gruppo fanno parte anche Italgen, società che si occupa energia e centrali termoelettriche. Coincidenza ritroviamo le parole cemento e centrali elettriche.
Italcementi presenta proprio in quegli anni un progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica alimentata a metano. Dalle cronache dell’epoca si evince come qualcuno avanzi dubbi che tale centrale possa ricorrere anche ad altri tipi di combustibile come le biomasse (ricordiamo si possono definire biomasse anche i rifiuti lavorati da appositi impianti, quando si dice il caso…). Il progetto viene però bocciato dalla Regione Toscana in sede di Valutazione di Impatto Ambientale e da allora tutto torna a tacere.

 

All’inizio del 2008 il progetto Erre Erre è arrivato in fase esecutiva, vengono avviate le gare per le costruzioni necessarie agli impianti, sembra quindi che ci si avvii alla sua realizzazione.
Dall’inizio del 2008 tra gli operai di Italcementi inizia a circolare la voce di una imminente chiusura dello stabilimento. Si vocifera anche di un possibile ritorno al progetto di una centrale termica. Sono solo voci di corridoio, che sorprendono i dipendenti, in quanto l’azienda pare in salute ed è anzi stato oggetto di premi negli ultimi anni. Nessuna nota ufficiale arriva invece dell’azienda, perché non è importante che i lavoratori siano avvisati per tempo, sono considerati solo piccole pedine di questa scacchiera.

 

Dall’altro lato della rete che separa Cermec e Italcementi, la realizzazione dell’impianto di brichettaggio dei rifiuti sembra ormai inarrestabile, c’è da superare solo un ultimo ostacolo. Parte dell’impianto sorgerà infatti sul territorio del Comune di Massa, ma per consentire la realizzazione di un impianto tecnologico in quel terreno, bisogna modificare il piano regolatore cittadino. Il Consiglio Comunale di Massa, fatte salve le inutili proteste dei cittadini che sono contrari all’incenerimento dei rifiuti, si svolge senza intoppi e la mattina di Mercoledì 27 Febbraio sia centro destra che centro sinistra votano compatti a favore della rimozione di quest’ultimo ostacolo. L’impianto, che prenderà i rifiuti e ne farà CDR pronto per essere bruciato in appositi “cementifici” o “centrali termiche”, si farà. Non solo si farà ma sarà anche molto grande, forse per poter trattare anche i rifiuti che arrivano da fuori provincia. Nonostante quanto riportato da alcuni portavoce, infatti, nel progetto di Erre Erre è messo in nero su bianco che l’impianto può trattare fino a 250.000 tonnellate di rifiuti (110.000 ton sono i rifiuti trattati in tutta la provincia lo scorso anno).

 

Venerdì 29 Febbraio, coincidenza solo due giorni dopo la rimozione di quel ultimo ostacolo, le cronache locali aprono con una notizia drammatica: Italcementi chiude lo stabilimento, perdono il posto 46 lavoratori. Nei giorni immediatamente successivi sui giornali si parla della possibilità di una centrale termoelettrica al posto dello stabilimento. Alcuni articoli parlano apertamente di inceneritore per rifiuti, in altri si parla di centrale termoelettrica a metano, altre voci ancora riportano la notizia di centrale alimentata a “biomasse”.

 

Naturalmente non c’è un nesso provato tra il fatto che al cermec si stia facendo un impianto che rende combustibili i rifiuti e la vicenda che nel terreno adiacente si chiuda una fabbrica in attivo per far posto ad una centrale che produce energia dalla combustione, ma è invece certo che la mancanza di trasparenza in questa vicenda non può che alimentare dubbi e paure nella cittadinanza, come del resto dimostrano i numerosi dibattiti che si stanno aprendo in tutta la provincia su questo tema ed il successo ottenuto dalle varie iniziative di raccolta firme sul tema della gestione dei rifiuti.

 

E neppure ci sono dubbi sul fatto che sia un dovere dell’amministrazione della nostra città intervenire immediatamente a chiarire quanto sta succedendo, a definire una volta per tutte quale sia la posizione dell’amministrazione rispetto alla gestione dei rifiuti finalizzata all’incenerimento (che i rifiuti poi si brucino qui o nel giardino dei nostri vicini, poco cambia) ed infine per valutare quali siano le soluzioni proposte rispetto ai problemi occupazionali.

 

Meetup Carrara

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