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Martedì 29 Marzo 2011 09:00
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Scandalo nucleare italiano

 

Dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, ci sono stati vari commenti dal panorama politico e non, ad esempio Stefania Prestigiacomo Ministro per l'Ambiente: "dal governo non arriveranno mai decisioni che possano mettere a rischio la salute pubblica, a noi sta a cuore l'indipendenza energetica dell'Italia ma prima e di più sta a cuore la salute e la sicurezza dei cittadini e non sarà mai assunta alcuna decisione che le possa mettere a rischio", oppure Fulvio Conti amministratore delegato ENEL: "rinunciare al nucleare sarebbe un enorme danno ma se venisse presa una decisione di questo tipo rispetteremo la legge", infine Emma Marcegaglia presidente di confindustria ha dichiarato: "l'importante è non agire in modo emotivo come l'Italia ha già fatto in passato, dobbiamo aspettare e capire le indicazioni dell'UE".

 

E allora noi vorremo rassicurare la signora Marcegaglia che il nostro "no" al nucleare è una scelta consapevole e ponderata e non frutto d'un impeto momentaneo. Infatti quello che ci proponiamo in questo articolo non è di soffermarci sulla tragicità della catastrofe nucleare in Giappone (la cui gravità è sotto gli occhi del mondo!) ma, quasi prescindendo da essa, affronteremo il problema nucleare dal punto di vista economico e storico, riproponendo le vicende di una centrale italiana.

 

Ci troviamo a Trino (7806 abitanti, ricordatelo che vi sarà utile) in provincia di Vercelli vicino alla riva sinistra del Po, esattamente 50 anni fa' (l'1 Luglio del 1961) si iniziava a costruire la centrale elettronucleare "Enrico Fermi", dopo 4 anni (1 gennaio 1965) ci fu la sua entrata in servizio commerciale. A distanza di un mese, grazie alla legge sulla nazionalizzazione dell' energia elettrica, la gestione passò sotto le mani dell'ENEL. Dopo 3 anni di attività (1967) la centrale ebbe un fermo a seguito della rottura dello scudo termico del reattore, venne riaperta 3 anni dopo in seguito agli interventi di riparazione e continuò fino al 1979 quando, a causa dell'incidente avvenuto alla centrale di Three Mile Island (USA) furono decisi degli aggiornamenti e dei miglioramenti sulla sicurezza della centrale che finirono nel 1982 quando la centrale riaprì i battenti per l'ultima volta, infatti, dopo il referendum del 1987, le fu imposto il fermo per 3 anni fino al 1990 quando ne venne imposta la chiusura definitiva. Questa era la storia pura e semplice.

 

Diamo ora qualche dato sull'attività di detta centrale: in 19 anni di attività e 36 dal suo avvio, avendo operato con il miglior standard di rendimento tra le centrali italiane (quando fu costruita, il migliore al mondo), la centrale elettro-nucleare "Enrico Fermi" ha prodotto in tutto solo l'energia equivalente a 13 volte il fabbisogno annuo (1987) della provincia di Vercelli, quindi, secondo un semplice calcolo matematico, se quella provincia avesse contato solo sul nucleare, per 6 anni non avrebbe avuto nemmeno un filino di energia per accendere una lampadina! certo i promotori del ritorno al nucleare in Italia potrebbero controbattere asserendo che le centrali che vogliono costruire sono più moderne e con capacità produttive indubbiamente maggiori. Peccato però che le centrali di terza generazione che dovrebbero sorgere nel nostro territorio, quando entreranno in funzione, saranno ormai obsolete, con un grande dispendio di denaro (pubblico!!!) e alcun risparmio economico. Alla fine poi la tanto decantata indipendenza energetica non ci sarebbe, visto che l'Italia sarebbe costretta a comprare da altri paesi l'uranio per far funzionare le centrali.

 

Ok, finora abbiamo scherzato, adesso si fa sul serio! Ma lo sapete a quanto ammontano i finanziamenti ricevuti solo nel 2008 dalla Sogin, la società che dal 1999 avrebbe dovuto occuparsi controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi (decommissioning)? No? allora ve lo diciamo noi. Secondo la delibera dell’Autorità per l’Energia ed il Gas n. 138 del 29 settembre 2008 entrata in vigore l'1 ottobre 2008, firmata dall'allora presidente Alessandro Ortis il 29 settembre 2008, si evince che: l'autorità per l'energia elettrica e il gas ha dato disposizioni alla cassa per l'erogazione di 100 mln di euro alla Sogin da effettuarsi entro il 15 gennaio 2008 (deliberazione n. 353/07).
Altri 150 mln di euro (e siamo a 250) sempre alla Sogin a valere sul medesimo conto per il finanziamento per il finanziamento delle attività nucleari residue (deliberazione n. ARG/elt 38/08); inoltre subito sotto si può leggere che "a fronte di tali spese straordinarie le disponibilità finanziare di competenza della commessa nucleare presso la Sogin non risultano adeguate a coprire i costi ordinari fino al 31 dicembre 2008" allora "con deliberazione ARG/elt 86/08 l'autorità ha dato disposizioni alla cassa per l'erogazione di 150 mln di euro alla Sogin da effettuarsi entro il 31 luglio 2008" ovviamente sempre sul conto citato prima. Ben 450 mln di euro, ma pensate che siano bastati? Invece no: "con la comunicazione 5 Agosto 2008 la Sogin ha notificato che sarebbe necessaria un'ulteriore erogazione di 50 mln di euro nel prossimo mese di ottobre". E lo stato cosa fa? ovviamente elargisce milioni come fossero bricioline! Infatti si può leggere: "ritenuto opportuno dare mandato alla cassa di provvedere entro il 31 ottobre 2008, all'erogazione di 50 mln di euro a valere sul conto per il finanziamento delle attività nucleari residue".

 

Allora la centrale di Trino è stata in attività 19 anni sui 36 dal suo avvio, ha prodotto energia per soddisfare il "solo" fabbisogno della provincia di Vercelli (almeno per 13 anni), nel 2008 ci ha fatto spendere per il suo "funerale" 500 mln di euro senza contare quelli che saranno serviti a costruirla ed a ripararla quando ha iniziato a "sentirsi male". Ora riprendendo il discorso fatto prima pensiamo in grande, considerato che solo tra il 2001 al 2008 abbiamo speso 5.2 miliardi di euro per la gestione del vecchio programma nucleare, siamo sicuri che questa sia la scelta più adeguata sotto i profili ambientali ed economici? e poi un ultimo piccolo ragionamento: dove verrebbero dislocate le nuove centrali, dato che l'Italia è uno dei paesi a maggior rischio sismico? Fukushima docet!

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