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Domenica 22 Aprile 2012 19:28
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Meno è Più

Meno è Più

 

“La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi gli uomini dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio”.

Maurizio Pallante


 


Nel 1776, Thomas Jefferson scrisse che i nostri diritti inalienabili sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità (non la ricerca della ricchezza!). La decrescita, a livello individuale, significa innanzitutto riduzione di consumi di materia ed energia, interrogandosi su cosa è veramente necessario alla nostra vita.


''L'unico programma di cui abbiamo bisogno si riassume in una parola: meno. Meno lavoro, meno energia, meno materiali. Facciamo danni che durano millenni, come non era mai successo prima''.

Beppe Grillo[1]


È questa la grande novità. La politica deve darsi degli obiettivi che siano molto più lungimiranti di una legislatura. Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita hanno un'unica causa: troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro questi eccessi bisogna agire subito. Il risultato dovrebbe essere: meno economia, più vita.


Tra i paesi industriali, l'Italia è al primo posto per cemento, automobili e telefonini, ma tra gli ultimi per la felicità dei suoi abitanti. Se usassimo meno energia e meno materiali, in un nuovo modello che estende le garanzie di uso e di accesso ai diritti politici, civili e sociali, ci basterebbe lavorare meno per vivere meglio. Faremmo meno danni e risparmieremmo milioni di ore di lavoro, che oggi usiamo per rimediare a quei danni. L'economia servirebbe a far star bene le persone, non il contrario.


Oggi consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato finora tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di euro all'anno per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno. I politici dovrebbero impegnarsi da subito su tre obiettivi: meno energia, meno materiali, meno fatica.


La riduzione dell’uso di risorse è l’obiettivo più importante. In Europa consumiamo risorse energetiche per seimila watt a testa ogni anno e metà di quest'energia va sprecata. Riducendo gli sprechi si può ridurre il consumo senza diminuire il benessere. Entro il 2050 possiamo scendere a 2.000 watt per abitante, come negli anni sessanta. 2.000 watt è il consumo medio della popolazione mondiale; non aumentarlo vuol dire non peggiorare la situazione. Se vogliamo permettere a quattro miliardi di persone di vivere meglio, dobbiamo consumare meno. Una "società da 2.000 watt" è, per esempio, l'obiettivo della Svizzera per il 2050[2], adottato dal governo nel 2002.[3]In Svizzera ci sono novemila edifici a basso consumo, costruiti secondo lo standard nazionale "minergie"[4], e centomila riscaldati con le pompe di calore[5].


Dobbiamo ridurre l’uso di materiali. Per ogni italiano si prelevano ogni anno 36 tonnellate di materie prime, che per tre quarti tornano nella natura entro un anno sotto forma di rifiuti o emissioni. Gran parte di questi scarti sarebbe utile per costruire nuovi prodotti. Invece li mescoliamo, li disperdiamo, li seppelliamo, cerchiamo di bruciarli. Basterebbe che ogni ramo industriale riprendesse i prodotti che ha fabbricato e gran parte dei materiali si potrebbe riutilizzare. In Svizzera si possono riportare gli elettrodomestici in qualunque negozio. Secondo l'Istituto del fattore dieci[6]i paesi industriali possono ridurre di dieci volte l'uso di materie prime entro il 2050, un obiettivo raccomandato anche dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente[7]. Basterebbe tassare meno il lavoro e più i materiali, i combustibili e le emissioni. Questa strategia, già in atto in alcuni paesi, si chiama Riforma fiscale ecologica[8].


Meno lavoro! Grazie all'ingegno umano e alla legislazione sociale, oggi si lavora metà delle ore di cento anni fa e si produce dieci volte di più. Da secoli, progresso significa usare l'aumento di produttività per fabbricare più merci e diminuire la fatica. Secondo alcuni, però, quest'ultimo vantaggio del progresso oggi deve fermarsi: l'aumento della produttività dovrà servire solo ad aumentare le merci, mantenendo costanti le ore di lavoro o addirittura aumentandole. Un quarto del lavoro, tuttavia, crea prodotti inutili o dannosi e un altro quarto è usato per cercare di riparare ai danni fatti. Se non producessimo tanto e se facessimo meno danni, lavoreremmo la metà. Lo sosteneva già John Maynard Keynes nel 1930: entro un secolo quindici ore la settimana sarebbero bastate. Venti ore alla settimana di lavoro entro il 2050, meglio distribuite tra chi lavora troppo e chi è disoccupato. Per perseguire questi obiettivi occorrono decine d'iniziative. Ma il programma si può riassumere in una parola: meno. Meno energia, meno materiali, meno lavoro.


E’ necessaria una Decrescita Felice.




[1] Beppe Grillo in Internazionale 739, 10 aprile 2008, < http://www.internazionale.it/beppegrillo/>.

 

[2] Novatlantis, <http://www.novatlantis.ch/>.

[3] Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE, <http://snipurl.com/23p2d>.

[4] Minergie, <http://www.minergie.ch/>.

[5] Società Svizzera per la geotermia, <http://geothermie.ch/>.

[6] Istituto Fattore 10, <http://factor10-institute.org>.

[7] Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE, <http://snipurl.com/23s22>.

[8] Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE, <http://snipurl.com/23p3v>.

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