Carrara 5 Stelle

Giovedì 26 Gennaio 2012 09:11
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Carrara città dei diritti? parte seconda: l’acqua.

 

A Carrara l’acqua è un diritto? A quanto pare no. La gestione del bene pubblico per eccellenza da parte della SOCIETA’ PER AZIONI municipalizzata Gaia SPA, riesce a garantire solo disservizi, costi esorbitanti, risse per vedersi riconosciuto il diritto di bere l’acqua che è di tutti.

 

Vediamo qualche esempio:

 

Se vivi a Carrara con una normale famiglia di 3 persone hai una tariffa di 1.67 euro a metrocubo, che stimando la media di consumo giornaliero pro capite significa 460 euro circa all’anno di bollette, contro la media nazionale che si attesta a 280 euro circa. Certo in Italia l’acqua si spreca, ma il risparmio idrico dovrebbe essere determinato dall’ottimizzazione e dalla responsabilizzazione, non di certo dal salasso per quello che ribadiamo essere un diritto. 460 euro sono una cifra esorbitante da pagare per qualcosa cui si dovrebbe poter attingere senza alcuna mediazione.

 

Ma andiamo oltre e facciamo degli esempi.

 

Se non paghi la bolletta perché (rarissima evenienza, ci mancherebbe) hai perso il lavoro, Gaia ti può staccare l’erogazione del bene necessario alla tua stessa vita e a quella dei tuoi figli. Per contratto ti deve garantire un “minimo vitale”. Ciò significa che chi i soldi li ha, si può comprare il diritto ad avere un “medio” o magari “massimo” vitale di acqua? Una cosa delirante ed oltraggiosa per chi ormai da anni, in una zona depressa come la nostra, fatica ad arrivare non alla fine, ma alla metà del mese, ed una totale assurdità rispetto ad ogni relazione di tipo ecologico con questo prezioso bene comune.

 

Se poi, per qualsiasi malaugurata ragione devi attaccarti alla rete idrica, cioè esercitare il tuo diritto di raggiungere l’acqua potabile attaccandoti ad un sistema idrico che in parte ti appartiene da sempre, magari dovendo tirare un tubo sottoterra per 50 centimetri (addirittura!!!) ...ebbene tale “diritto” ti costerà 1200 euro (vedere preventivo). Più dello stipendio medio di qualsiasi “schiavo” italiano. Chissà. Forse scopriremmo che con quei soldi ci paghiamo la presenza di un operaio per ben un mese a tirare quel tubo per 50 centimetri, due centimetri al giorno, così da motivare l’esorbitante cifra... ma diciamocelo, è più probabile che vedremo un ometto schiavizzato per mezza giornata e basta.

 

Stupiti? Scioccati? Qualche simpaticone ogni tanto prova a giocare con le parole sostenendo che, essendo GAIA partecipata dal comune, sarebbe di fatto “pubblica”, obbligandoci quindi a perdere tempo nel ripristinare il senso originario, compiuto, talvolta semplicemente etimologico, delle parole.

 

Allora perdiamolo di nuovo questo tempo: pubblico è ciò che difende l’interesse pubblico che per lo più comporta la diffusione e l’applicazione di un diritto. Un Diritto è qualcosa che la collettività garantisce agli individui che la costituiscono indipendentemente da chi si è o da quanto si guadagni.

 

Gaia quindi non è pubblica poiché in quanto società per azioni, ha come unico interesse la produzione di un utile. Anche nel caso specifico del Comune di Carrara dove gli introiti in qualche modo vengono incassati per lo più dall’istituzione comunale, la necessità di produrre utile nega la garanzia della (è in palese conflitto con la) tutela dei diritti. Se pensiamo poi, alle politiche di questa amministrazione dove è quotidiano il reinveste in progetti che di pubblico non hanno nulla (indebitandoci in improbabili strade dei marmi, o lucrose industrie dannose per la salute, impianti per la combustione dei rifiuti, e/o speculazioni varie) si può capire come parlare di gestione pubblica rispetto a Gaia sia una vera offesa all’intelligenza.

 

Stendiamo quindi un bel velo pietoso su coloro che continuano a provare a prenderci in giro. I giochi sono finiti, i cittadini si riprenderanno la città, chi avrà fatto solo i propri ignobili interessi scoprirà quanto stupida sarà stata tale scelta e l'acqua tornerà ad essere un bene di tutti.

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