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Lunedì 18 Aprile 2011 21:33

Inceneritori: non potrete dire "io non sapevo"

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Pubblichiamo qui di seguito un elenco, non esaustivo, di oltre sessanta studi nazionali ed internazionali riguardanti i rischi sanitari da inceneritori.

 

Attraverso questo semplice elenco, con i relativi link, ognuno è in grado di farsi un idea di come la letteratura scientifica mondiale parli degli aumenti, nelle vicinanze degli inceneritori, di Linfomi NonHodgkin, tumori polmonari, neoplasie infantili, sarcomi dei tessuti molli, eccetera.

 

Nonostante l’enormità di tali evidenze scientifiche la nostra classe politica continua imperterrita con la politica inceneritorista, portata avanti bi-partizan da PDL e PDmenoL, con l’avallo degli industriali (le aziende della famiglia Marcegaglia, presidente di confindustria, non costruiscono forse anche inceneritori?). A livello nazionale è il PDL a farla da padrona con i mega inceneritori come quello di Brescia e di Acerra che portano il marchio della Lega e di Berluscoso, ma a livello Toscano il PDmenoelle e tutta la pseudo-sinistra che ne appoggia l’azione, cerca di tenere il passo e si continua imperterriti sulla strada dell’incenerimento (gli ultimi colpi di genio parlano un mega inceneritore da 350.000 ton/anno a Livorno).

 

In provincia di Massa Carrara non abbiamo, attualmente, un inceneritore, ma non certo per un – quanto mai improbabile – virtuosismo ambientale. Abbiamo infatti costruito un grande impianto per seccare i rifiuti, impacchettarli e poterli così bruciare comodamente in qualsiasi impianto. In sostanza il cancro lo esportiamo ai nostri vicini. Questo è il massimo impulso ambientalista di cui la nostra classe dirigente è capace. E tra l’altro ci è anche costato decine di milioni di euro. Il Prof. Paul Connett, quando il Meetup Carrara lo invitò a parlare nella sala di Rappresentanza del Comune di Carrara, disse che gli impianti che producono il CDR (combustibile derivato da rifiuti) è quanto di peggio possa esistere perché mettono in condizione di bruciare i rifiuti in impianti di vario tipo, come i cementifici, eludendo quindi anche quel minimo di controllo che c’è sugli inceneritori.

Verrà un giorno in cui i Cittadini chiameranno alle proprie responsabilità i politici, l’enormità degli studi che pubblichiamo qui di seguito, sta a testimoniare che quel giorno non potranno dire “io non sapevo”.


(clicca su "leggi tutto" per vedere l'elenco)

Giovedì 07 Aprile 2011 09:00

Vogliamo l'Acqua e il Sole, mica la luna!

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Car@ amic@,
il 12 e 13 giugno siamo chiamati alle urne per votare 4 referendum: 2 per una gestione pubblica dell'Acqua, 1 per fermare la reintroduzione del nucleare in Italia e 1 per cancellare la legge che consente alle prime tre cariche dello Stato (....) di avvalersi del legittimo impedimento in caso di processi a loro carico.

 

Il Consiglio dei Ministri, in barba al buonsenso che in tempi di tagli indiscriminati a Salute, Scuola e Cultura dovrebbe imporre il risparmio di 400 milioni di euro e in contrasto con il dovere costituzionale di favorire la partecipazione dei cittadini su scelte che riguardano la quotidianità ed il futuro di ognuno, ha indicato le ultime date possibili per legge.

 

Il Governo ed un Parlamento distanti dai reali interesse del Paese temono di veder spazzare via i loro interessi di bottega dalla libera espressione di 48milioni di cittadine e cittadini.

 

Dei 4 referendum, 2 chiedono che l'ACQUA TORNI IN MANO PUBBLICA (perché, di fatto, è già stata privatizzata con l'ultimo provvedimento, la Legge Ronchi del novembre 2009, che ha dato compimento alle scelte liberiste portate avanti in piena continuità dal 1994 ad oggi da governi di ogni colore).

 

All'interno del vastissimo Movimento per i Beni Comuni possiamo dare il nostro prezioso contributo per concretizzare ciò che temono: essere licenziati e disconosciuti dal Paese.
Siamo in grado di mobilitarci per riportare la gestione e la tutela dell'acqua, un bene essenziale alla vita, in mano pubblica.
Siamo in grado di mobilitarci per respingere la minaccia nucleare dettata dalle lobby economiche.
Siamo in grado di mobilitarci per tornare a vivere in un Paese in cui la Legge torni finalmente ad essere uguale per tutti.

 

Gli obiettivi sono rivoluzionari, e proprio per questo sono alla nostra portata.

Parliamone in famiglia, con gli amici, con i colleghi di lavoro, a scuola e all'università, facciamo girare questa e-mail come una catena di Sant'Antonio ;-) , riportiamola su facebook.
Visitiamo i siti www.acquabenecomune.org e www.referendumacqua.it, contattiamo il comitato referendario più vicino a noi per essere parte attiva nella campagna referendaria (si trovano qui: www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=187&Itemid=91).

 

Aderiamo tutte/i all'operazione "una bandiera per ogni balcone" ritirando la bandiera dei "2 Sì per l'Acqua Bene Comune" dal referente territoriale più vicino.

 

Con forza e determinazione il 13 giugno ci abbracceremo e brinderemo alla vittoria dei referendum con un bicchiere di acqua pubblica (e noi Cittadine/i seppelliremo la casta sotto una valanga di SI').

 

E adesso tutte e tutti al lavoro, la storia ci aspetta.

 

Buona ripubblicizzazione :-)

 

Martedì 29 Marzo 2011 09:00

Scandalo nucleare italiano

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Dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, ci sono stati vari commenti dal panorama politico e non, ad esempio Stefania Prestigiacomo Ministro per l'Ambiente: "dal governo non arriveranno mai decisioni che possano mettere a rischio la salute pubblica, a noi sta a cuore l'indipendenza energetica dell'Italia ma prima e di più sta a cuore la salute e la sicurezza dei cittadini e non sarà mai assunta alcuna decisione che le possa mettere a rischio", oppure Fulvio Conti amministratore delegato ENEL: "rinunciare al nucleare sarebbe un enorme danno ma se venisse presa una decisione di questo tipo rispetteremo la legge", infine Emma Marcegaglia presidente di confindustria ha dichiarato: "l'importante è non agire in modo emotivo come l'Italia ha già fatto in passato, dobbiamo aspettare e capire le indicazioni dell'UE".

 

E allora noi vorremo rassicurare la signora Marcegaglia che il nostro "no" al nucleare è una scelta consapevole e ponderata e non frutto d'un impeto momentaneo. Infatti quello che ci proponiamo in questo articolo non è di soffermarci sulla tragicità della catastrofe nucleare in Giappone (la cui gravità è sotto gli occhi del mondo!) ma, quasi prescindendo da essa, affronteremo il problema nucleare dal punto di vista economico e storico, riproponendo le vicende di una centrale italiana.

 

Ci troviamo a Trino (7806 abitanti, ricordatelo che vi sarà utile) in provincia di Vercelli vicino alla riva sinistra del Po, esattamente 50 anni fa' (l'1 Luglio del 1961) si iniziava a costruire la centrale elettronucleare "Enrico Fermi", dopo 4 anni (1 gennaio 1965) ci fu la sua entrata in servizio commerciale. A distanza di un mese, grazie alla legge sulla nazionalizzazione dell' energia elettrica, la gestione passò sotto le mani dell'ENEL. Dopo 3 anni di attività (1967) la centrale ebbe un fermo a seguito della rottura dello scudo termico del reattore, venne riaperta 3 anni dopo in seguito agli interventi di riparazione e continuò fino al 1979 quando, a causa dell'incidente avvenuto alla centrale di Three Mile Island (USA) furono decisi degli aggiornamenti e dei miglioramenti sulla sicurezza della centrale che finirono nel 1982 quando la centrale riaprì i battenti per l'ultima volta, infatti, dopo il referendum del 1987, le fu imposto il fermo per 3 anni fino al 1990 quando ne venne imposta la chiusura definitiva. Questa era la storia pura e semplice.

 

Diamo ora qualche dato sull'attività di detta centrale: in 19 anni di attività e 36 dal suo avvio, avendo operato con il miglior standard di rendimento tra le centrali italiane (quando fu costruita, il migliore al mondo), la centrale elettro-nucleare "Enrico Fermi" ha prodotto in tutto solo l'energia equivalente a 13 volte il fabbisogno annuo (1987) della provincia di Vercelli, quindi, secondo un semplice calcolo matematico, se quella provincia avesse contato solo sul nucleare, per 6 anni non avrebbe avuto nemmeno un filino di energia per accendere una lampadina! certo i promotori del ritorno al nucleare in Italia potrebbero controbattere asserendo che le centrali che vogliono costruire sono più moderne e con capacità produttive indubbiamente maggiori. Peccato però che le centrali di terza generazione che dovrebbero sorgere nel nostro territorio, quando entreranno in funzione, saranno ormai obsolete, con un grande dispendio di denaro (pubblico!!!) e alcun risparmio economico. Alla fine poi la tanto decantata indipendenza energetica non ci sarebbe, visto che l'Italia sarebbe costretta a comprare da altri paesi l'uranio per far funzionare le centrali.

 

Ok, finora abbiamo scherzato, adesso si fa sul serio! Ma lo sapete a quanto ammontano i finanziamenti ricevuti solo nel 2008 dalla Sogin, la società che dal 1999 avrebbe dovuto occuparsi controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi (decommissioning)? No? allora ve lo diciamo noi. Secondo la delibera dell’Autorità per l’Energia ed il Gas n. 138 del 29 settembre 2008 entrata in vigore l'1 ottobre 2008, firmata dall'allora presidente Alessandro Ortis il 29 settembre 2008, si evince che: l'autorità per l'energia elettrica e il gas ha dato disposizioni alla cassa per l'erogazione di 100 mln di euro alla Sogin da effettuarsi entro il 15 gennaio 2008 (deliberazione n. 353/07).
Altri 150 mln di euro (e siamo a 250) sempre alla Sogin a valere sul medesimo conto per il finanziamento per il finanziamento delle attività nucleari residue (deliberazione n. ARG/elt 38/08); inoltre subito sotto si può leggere che "a fronte di tali spese straordinarie le disponibilità finanziare di competenza della commessa nucleare presso la Sogin non risultano adeguate a coprire i costi ordinari fino al 31 dicembre 2008" allora "con deliberazione ARG/elt 86/08 l'autorità ha dato disposizioni alla cassa per l'erogazione di 150 mln di euro alla Sogin da effettuarsi entro il 31 luglio 2008" ovviamente sempre sul conto citato prima. Ben 450 mln di euro, ma pensate che siano bastati? Invece no: "con la comunicazione 5 Agosto 2008 la Sogin ha notificato che sarebbe necessaria un'ulteriore erogazione di 50 mln di euro nel prossimo mese di ottobre". E lo stato cosa fa? ovviamente elargisce milioni come fossero bricioline! Infatti si può leggere: "ritenuto opportuno dare mandato alla cassa di provvedere entro il 31 ottobre 2008, all'erogazione di 50 mln di euro a valere sul conto per il finanziamento delle attività nucleari residue".

 

Allora la centrale di Trino è stata in attività 19 anni sui 36 dal suo avvio, ha prodotto energia per soddisfare il "solo" fabbisogno della provincia di Vercelli (almeno per 13 anni), nel 2008 ci ha fatto spendere per il suo "funerale" 500 mln di euro senza contare quelli che saranno serviti a costruirla ed a ripararla quando ha iniziato a "sentirsi male". Ora riprendendo il discorso fatto prima pensiamo in grande, considerato che solo tra il 2001 al 2008 abbiamo speso 5.2 miliardi di euro per la gestione del vecchio programma nucleare, siamo sicuri che questa sia la scelta più adeguata sotto i profili ambientali ed economici? e poi un ultimo piccolo ragionamento: dove verrebbero dislocate le nuove centrali, dato che l'Italia è uno dei paesi a maggior rischio sismico? Fukushima docet!

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Riceviamo un comunicato di Legambiente Carrara che volentieri pubblichiamo in quanto, oltre a sottintendere una visione della città che condividiamo, riteniamo che tutte le forze della società civile che si oppongono al consumo del territorio dovrebbero in questo momento di completa assenza della Politica - intesa come amministrazione del bene comune - fare fronte unico e creare una forma di resistenza a difesa di un territorio ormai sempre più alla mercé degli speculatori.
Facciamo quindi nostra la richiesta, che ribadiamo con forza, di ripristino dell’area umida della Fossa Maestra e far così tornare ad essere un bene della collettività almeno quella piccola porzione di territorio.

 


Fermata la speculazione alla Fossa Maestra:

adesso vogliamo riqualificarla?

 

 

La città che vogliamo: più vivibile

Siamo ben consapevoli che l’assessore Vannucci non possa condividere la nostra filosofia sul destino della città: una città riqualificata in cui si ristruttura il patrimonio edilizio esistente, si abbatte e ricostruisce ciò che è degradato e brutto e si ha cura del centro storico e degli edifici che oggi cadono in rovina perché non li si è saputi proteggere dagli abusi e manutenere; una città con ampi spazi verdi, un grande Parco pubblico a Villa Ceci, piste ciclabili, l’asse del Carrione rinaturalizzato, un porto turistico non invasivo e compreso nei limiti dell’attuale porto commerciale, viale Da Verrazzano trasformato in una piacevole passeggiata, l’area retrodunale alla Fossa maestra con la sua rete di sentieri che arriva fino ad una Battilana riqualificata e non destinata a diventare un agglomerato di capannoni artigianali, Anderlino lasciata alla sua naturale vocazione agricola… e via sognando.

La città che piace a Vannucci: più cemento

Certo, in questo nostro sogno, non trovano spazio né le colate di cemento, inutili in una città che non cresce e che, al massimo, avrebbe bisogno di edilizia popolare per chi non può certo permettersi i costi dei nuovi edifici che copriranno quel po’ di verde che ancora resta, né gli interessi speculativi che, come corvi, aleggiano sul costruendo porto turistico o sulla futura cementificazione di Villa Ceci ed Anderlino.

Siamo pertanto dispiaciuti, ma non stupiti, che la Commissione urbanistica –che ha tutt’altra visione dalla nostra– abbia bocciato le nostre osservazioni alla Variante al Piano Strutturale.

È proprio per questa visione che a Carrara l’urbanizzazione è dilagante e gli edifici pubblici vanno in malora uno dopo l’altro.

Accolta la nostra osservazione:

l’area umida della Fossa Maestra torna invariante strutturale

Siamo, invece, molto soddisfatti perché l’area della Fossa Maestra è tornata ad essere “invariante strutturale”, con buona pace di chi, su quei terreni, aveva vagheggiato altri progetti.

Infine. Un appunto e un auspicio.

L’appunto è all’assessore Vannucci che sostiene che la Fossa Maestra era rimasta nel testo “zona umida” quantunque, causa una svista, sulla carta delle Utoe fosse stata inserita nell’Utoe Arenile.

Per Vannucci era solo un errore:

sarà, ma perché finora ha rifiutato di correggerlo?

Se, come dice lui, si trattava solo di un errore materiale, perché quando, fin dalla prima presentazione della Variante, abbiamo fatto notare che la Fossa Maestra non compariva più tra le invarianti ma nell’Utoe Arenile e abbiamo chiesto che questa scelta venisse modificata, l’assessore ha ripetutamente rifiutato di farlo, limitandosi a rassicurazioni verbali mentre sarebbe bastato correggere immediatamente l’errore senza costringerci a presentare un’osservazione specifica?

E se noi non avessimo presentato l’osservazione, ora accolta in curiosa coincidenza con la diffusione della notizia del nostro esposto alla Procura della Repubblica, quale sarebbe stata oggi la reale destinazione dell’area?

Confermata la destinazione dell’area, perché non riqualificarla?

L’auspicio è rivolto all’Amministrazione tutta. Visto che ormai l’area è tornata tra le invarianti, perché non mettere finalmente mano alla realizzazione del progetto al quale il Comune stesso aveva partecipato e che, con il ripristino dell’area umida e delle sue dune, i percorsi didattico-naturalistici, la rete di sentieri, il fitodepuratore, i punti d’osservazione per il birdwatching, rappresenterebbe un eccellente biglietto da visita all’ingresso della nostra Marina?

Dal canto nostro, felici di questa nostra piccola ma significativa vittoria, continueremo a vigilare sul futuro della Fossa Maestra e dell’intera città!

Carrara, 25 marzo 2011

Legambiente Carrara

 

Giovedì 24 Marzo 2011 12:57

Siamo in guerra!

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Siamo in guerra contro la Libia, su questo non ci sono dubbi, visto che partecipiamo all’operazione “Odissea all’alba” assieme ad USA, GB, Francia e Canada. L’operazione è pianificata dal generale americano Carter Ham, che guida US Africom, il comando delle operazioni dovrebbe passare alla coalizione degli alleati, sotto l’egida NATO. Malgrado il fronte del No, formato da Unione Africana, Cina, Russia, India, Lega Araba abbia chiesto lo “stop immediato a tutte le ostilità”, la coalizione dei volenterosi guerrafondai continua a lanciare missili ed effettuare raid aerei nella terza terra più ricca di petrolio.

 

L’obiettivo è di togliere il Muhammar Gheddafi dalla guida del paese.

 

Poco importa se per salvare i civili che si ribellano al rais, se ne bombardano altri in tutta Tripoli, Misurata, Sirte e chissà dove, ne se questi “altri” siano o no la maggioranza del paese libico che si è armata per difendere il rais stesso dall’occidente. Di certo sappiamo che contano due cose:
la guerra si combatte con armi ed apparecchi sempre più sofisticati e tecnologici ed il lungo termine di questo nuovo conflitto garantirà, innanzitutto, che il  mercato delle armi abbia una domanda sostenuta per tutto il prossimo decennio.
L’altra certezza riguarda la strategia più a lungo termine ed è legata al dominio che ogni vincitore ottiene sullo sconfitto e che consentirà un controllo neocoloniale sulla terza nazione più ricca di petrolio.

 

Francia e America col pretesto di impedire una vendetta sanguinaria da parte del Rais contro i rivoltosi potranno, una volta per tutte, metter mano alle relazioni bilaterali tra Italia e Libia e riequilibrare l’esportazione del greggio destinato innanzitutto proprio all’Italia (39%) e rifornire in equità gli scambi importati in Libia come beni strumentali e alimentari che non a caso vedono l’Italia in testa su tutta l’UE. L’Italia da parte sua cerca di giocare le proprie carte nella gestione e nel comando delle operazioni per salvaguardare gli interessi degli “investitori nazionali”, cercando di indovinare quale sia il cavallo vincente su cui puntare e nel caso anche cambiando puntata all’ultimo momento, poco importa se dietro ad ogni “puntata” ci si giochi la vita di migliaia di persone.

Domenica 20 Marzo 2011 21:33

L'Italia e il nucleare

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Nei giorni scorsi, governo, stampa, televisioni, hanno tentato di attenuare l’apocalisse che è in corso in Giappone, utilizzando la tecnica dell’eufemismo più profondo messo in campo con mero intento di non incrementare ulteriormente il numero di italiani che dicono NO al nucleare.

 

Ordine: Nucleare avanti tutta!

 

Si parla di energia pulita e che la strada del nucleare è quella giusta, perché il nucleare ha basse emissioni di gas serra (prodotti prevalentemente in fase di estrazione dell’Uranio), mentre i fan dell’atomo cercano di presentare l’opzione nucleare come l’unica alternativa credibile e realistica ai combustibili fossili. E’ la loro Italia che non vive senza nucleare! No all’emotività degli eventi accaduti in Giappone!
Confindustria vede la centrale nucleare come il ponte sullo stretto di Messina: migliaia di tonnellate di cemento e acciaio; soldoni nelle tasche della lobby nuclearizzata! Si dibattono in termini di sicurezza, sul raffronto delle centrali di seconda generazione di Fukushima e sulle così dette di terza generazione, che s’intendono realizzare, per il sogno di Berlusconi e Scajola, con la costruzione di otto centrali a energia nucleare nel territorio Italiano.

 

Ufficialmente si dà un taglio alle rinnovabili e l’esecutivo strappa il Si condizionato delle commissioni di Attività produttiva e Ambiente della Camera allo schema di decreto legislativo sulla “localizzazione dei siti e sulla costruzione delle centrali nucleari in Italia”. La proposta di parere ha ricevuto l'ok della maggioranza, di Fli e Udc, con l'astensione di Savino Pezzotta. Il Pd è uscito dall'aula mentre l'Idv ha votato contro. Il provvedimento passerà Martedì prossimo al Senato, che si propone favorevole ponendo ”piccolissime osservazioni”. E’ nelle intenzioni quindi dell’esecutivo di procedere sulla strada del nucleare, tuttavia saranno le Regioni a esprimersi a riguardo con un eventuale assenso per ospitare gli impianti, le quali hanno risposto quasi tutte esplicitamente picche, tranne la Sardegna .

 

Perché nessuno parla di mettere in bilancio eventuali interventi di bonifica del territorio in caso d’incidente, assicurazioni a copertura dei danni a persone, animali, piante e cose che eventualmente fossero contaminate? Quali tecnici (nomi e cognomi) in caso di fusione incontrollata avrebbero lo spirito di sacrificare la propria vita per il bene della Nazione e a chi assoggettare le responsabilità (nomi e cognomi) di un eventuale disastro?
Perché nessuno dice che nei costi già altissimi di costruzione di una centrale nucleare occorre inserire nel piano spese anche il cosa si fa della centrale dopo 20-25 anni con tempi di ritorno non calcolabili e nodi irrisolti come quello dello smaltimento delle scorie?
In realtà il nucleare è una falsa soluzione al contenimento delle emissioni di gas serra. Nel mondo sono presenti 439 reattori che forniscono circa il 6,5% dell'energia primaria globale. Per raddoppiare il numero dei reattori occorrerebbe inaugurare una centrale nucleare ogni due settimane da qui al 2030. Un'ipotesi irrealizzabile, che permetterebbe di ridurre le emissioni globali di gas serra di appena il 5%. Troppo poco, troppo in ritardo e con costi esorbitanti oltre i 2.000 miliardi di euro. Inoltre, l’Uranio estraibile a costi valutabili è meno di 3,5 milioni di tonnellate e, agli attuali livelli di consumo, basterà per altri cinquanta anni.

 

Contrordine: Sicurezza della salute dei cittadini e richiamo alla prudenza.

 

L’appello lanciato dagli USA, secondo il quale la situazione, quanto al pericolo ATOMICO, è ben più grave da quella descritta da Tokyo resta a un pelo dalla catastrofe. La tensione alta nell’opinione pubblica italiana, l’input di ridimensionamento dei piani nucleari di Germania, Svizzera e l’attivazione del piano anti-stress di tutti gli impianti UE; determinati dal notevole calo di consensi del premier e del suo governo (clamorose, numerose contestazioni subite da Alemanno, La Russa e soprattutto Berlusconi ieri e oggi, durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia) hanno evidentemente suggerito una maggiore flessibilità sul tema delle centrali nucleari. Questo tema risultato particolarmente “impopolare” (ma per nulla pericoloso) obbligando il nostro governo a fare una piccola riflessione da parte di tutti i “nuclearisti” nel temporeggiare ed è arrivata la dichiarazione del premier “alla prudenza”. Significa che è finita? Basta Nucleare? O che non possono mica rischiare di perdere le elezioni per il nucleare?
Senza fare cazzate cercano adesso di uscirne, ma in maniera soft. Ora non devono fare niente, l’Europa detterà le procedure di de-nuclearizzazione UE …staremo a vedere!

 

Noi denunciamo che l’energia importata dall’Italia non ha modo di esistere perché siamo tecnicamente autosufficiente per quanto riguarda la potenza installata (ovvero la potenza massima erogabile dalle centrali) e le centrali termoelettriche esistenti sono infatti in grado di erogare una potenza massima netta di circa 101 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell'estate 2007).

 

Noi crediamo che soltanto grazie a misure di efficienza e di risparmio e una pianificazione dei fabbisogni energetici, sia possibile stabilizzare i consumi italiani di energia dando modo alle rinnovabili di coprire l’intero fabbisogno italiano senza alcun ausilio del nucleare.

 

Mercoledì 16 Marzo 2011 17:13

Nucleare: sgombriamo il campo da due equivoci

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In questo momento di grande apprensione per quanto sta accadendo in Giappone, vorremo due cose dai nostri media e dai pappagalli che ne ripetono parola per parola qualsiasi teorema:

 

1) che la si smettesse di ripetere che "è assurdo avere paura delle centrali nucleari in Italia quando ce ne sono in Francia appena oltre il confine".

 

Ormai dovrebbe essere chiara a tutti la differenza tra stare a 20km e stare a 500km da una centrale a rischio di meltdown.  E' la stessa differenza che c'è tra stare ad Osaka, oggi l'ultimo rifugio sicuro del popolo giapponese, e dover abbandonare di corsa la propria casa e città, sapendo che probabilmente non ci si potrà tornare prima di qualche migliaio di anni e che - se si è fortunati - si passerà il resto della vita a chiedersi quando arriverà la leucemia ed a pregare che non avremmo, nei decenni a venire, figli o nipoti nati sotto il segno del nucleare. Questa - se si è fortunati - è la differenza tra un incidente nucleare vicino a casa o un incidente oltre le alpi.

 

2) che la si smettesse di associare continuamente quanto sta accadendo in Giappone a Chernobyl, perchè questo significa non avere minimamente compreso il rischio che si sta correndo, ne perché il responsabile dell'energia dell'unione europea abbia parlato di “apocalisse”. O pensate che abbia scelto a caso la parola?

 

E non è una questione tecnica da espertoni ne un problema di classificazione del livello di incidente o di qualsiasi altra misura scientifica, è un problema di buonsenso . La centrale di Chernobyl sorgeva in una regione al confine tra Ucraina e Bielorussia, dove ci sono (in alcuni casi c’erano) centri abitati, ma soprattutto distese di grandi foreste ed aree rurali. La centrale di Fukushima sorge a 200km da Tokyo, ovvero dal più grande centro abitato del mondo (definizione delle nazioni unite) che si addentra nella pianura del Kanto fino a formare una immensa distesa urbana che ingloba una quantità di città e villaggi limitrofi, comprendenti anche altre metropoli come Yokohama e Kawasaki formando una gigantesca megalopoli che conta oltre 35 milioni di abitanti. Il tutto è nell’area più densamente popolata del pianeta, nella quale vivono 103 milioni di persone e che oltre tutto è un’isola. Un’isola con black out elettrici e che ha avuto diverse strutture di trasporto, strade, porti, ferrovie ed aereoporti distrutti dallo tzunami. Cosa accadrebbe se il raggio di evacuazione si dovesse allargare? Questo non accadrà, come ovviamente ci auguriamo tutti, ma questo è il rischio che stiamo correndo ed è con questo rischio che dobbiamo fare i conti quando i mass media ci propinano le “analisi dei rischi/benefici”. Se io metto sulla bilancia un “rischio apocalisse” tu in cambio cosa mi dai? Un 5% di fabbisogno energetico?

 

Quindi iniziamo almeno a sgombrare il campo da questi due equivoci:

 

1) non si corrono gli stessi rischi ad avere le centrali in Francia o nel cortile di casa.

 

2) il rischio intrinseco dell’energia atomica, che si sta purtroppo palesando in Giappone, è qualcosa di mai visto prima nella storia dell’umanità.

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